lunedì 15 giugno 2009

L'Effetto Kuleshov


Il regista sovietico Lev Kuleshov nel 1918 illustra, con un esempio provocatorio, come l'efficacia del linguaggio cinematografico risieda principalmente nel montaggio, al punto che una medesima espressione produce effetti psicologici diversi nel pubblico se combinata con oggetti diversi.
Kuleshov girò un cortometraggio in cui lo stesso identico primo piano dell'attore Ivan Mozzhukhin, veniva mostrato alternativamente a tre diverse inquadrature: un piatto di minestra, il cadavere di un bambino, una donna succinta.
Interrogato, dopo la visione della pellicola, il pubblico manifestò d'aver distinto sfumature diverse nell'interpretazione dell'attore. In base a cosa Mozzhukhin stesse guardando, gli spettatori compresero che: aveva fame (il piatto di minestra), era sconvolto (il cadavere del bambino) o provava desiderio (la donna succinta).
In realtà, come potete osservare, l'espressione dell'attore è sempre la stessa.


Kuleshov dimostrò che un piano isolato non ha nessun senso, ma lo prende invece da ciò che lo segue o lo precede. Lo spettatore prova, infatti, sempre a stabilire un legame logico tra due inquadrature che si succedono, anche se non hanno necessariamente un legame diretto.

3 commenti :

  1. Eh si! Hitchcock era un grande estimatore di questo effetto, usandolo, tra l'altro, per quasi tutto "Rear Window". FONDAMENTALE!!! Ciao Bru.

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  2. Ciao Raoul! Mi fa molto piacere la tua visita, spero ce ne siano altre.
    Riguardo a Hitchcock pensavo di parlare di "Nodo alla gola", anche se non avevo preso in considerazione quest'aspetto de "La finestra sul cortile". Grazie per il suggerimento

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